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25 Novembre: la legge Tarzia è una violenza contro le donne
25 NOVEMBRE:
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
SALVIAMO I CONSULTORI PUBBLICI DALLA REGIONE LAZIO
E’ in atto un attacco concentrico ai diritti delle donne che – partendo da più fronti, cinicamente organici tra loro – mira ad un solo obiettivo: cancellarne i diritti acquisiti con anni di lotte, isolarle l’una dalle altre per limitarne la forza, negarne l’autodeterminazione, ricacciarle nel privato, limitarne la soggettività, indurle al silenzio. farle regredire. E’ in atto una politica e una cultura reazionaria che trasforma ragazzine in escort per i potenti, immigrate in prostitute, donne consapevoli in corpi riproduttivi purché sposate.
Le donne del Lazio, native e migranti insieme, si oppongono con forza a tutto questo DICONO NO
alla violenza che scaturisce dalla precarietà che nega alle giovani donne il diritto al futuro e alla realizzazione di una maternità desiderabile.
alla violenza insita nella visione ufficializzata nel Forum della Famiglia (quale famiglia, quella coniugata, con i documenti “a posto”, dove troppo spesso le donne sono vittime silenziose della violenza del coniuge regolarmente sposato?)
alla violenza che viene perpetrata nei confronti delle donne nei CIE (Centri di identificazione e di espulsione) o nelle mani dei trafficanti di carne umana e di sfruttatori appartenenti alla malavita organizzata. Non vogliamo essere oggetto di violenza, oggetti sessuali, oggetti riproduttivi. Siamo persone e cittadine.
Le donne del Lazio riunite in assemblea permanente da luglio
DICONO NO
alla proposta di legge Tarzia (con l’accordo di Polverini) sulla riforma dei Consultori : proposta indecente perché mira a chiudere quelli pubblici spostando i soldi su quelli privati a fine di lucro e di stampo confessionale, che saranno legittimati a controllare le donne, le coppie e le famiglie e le loro scelte personali e riproduttive sulla base di un unico modello ideologico. Una proposta che cancella con un colpo di spugna, persino in ostentato spregio delle leggi nazionali e alla Costituzione, i diritti acquisiti dalle donne con anni di lotte, negandone l’autodeterminazione e la responsabilità personale.
Per combattere tutte e tutti insieme, invitiamo le cittadine e i cittadini del Lazio a partecipare al presidio che si svolgerà sotto la sede della Regione Lazio, Via Rosa Raimondi Garibaldi, la mattina del 25 novembre prossimo alle ore 10.
Invitiamo le nonne e i nonni a partecipare per rivendicare il loro diritto ad amare e curare i loro nipoti e per DIRE NO all’obbligo ex lege di provvedere alla loro “custodia”.
MANIFESTAZIONE 25 NOVEMBRE 2010 – ORE 10
REGIONE LAZIO – VIA ROSA RAIMONDI GARIBALDI
Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia
Le donne non ci stanno!
11.11.10
Oggi, di fronte all’approvazione da parte del IV Municipio di un ordine del giorno a sostegno della proposta di riforma dei consultori presentata alla Regione Lazio dall’onorevole Tarzia, che vuole trasformare i consultori in succursali delle sacrestie, dando soldi ai privati e introducendo le associazioni cattoliche antiabortiste all’interno, le donne del IV municipio hanno dato una prima risposta alla cricca integralista che coniuga affari e politica sul corpo delle donne.
CONSULTORI LIBERI, PUBBLICI E GRATUITI
LE DONNE DEL IV MUNICIPIO
Affinità 4: Movimento per la vita nei consultori del Piemonte
Fuori il Movimento per la vita dai Consultori!
Incontro informativo e di discussione, giovedì 11 Novembre alle ore 21 presso la sede Club (II piano) di corso Marconi, 34, Torino.
Il 15 ottobre scorso il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato la delibera 21- 807 su proposta dell’assessore Caterina Ferrero che autorizza l’ingresso nei consultori pubblici dei volontari del Movimento per la Vita e delle associazioni che operano nel settore della tutela materno- infantile, allo scopo di individuare e rimuovere le cause che portano una donna a chiedere l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) e a sostegno della vita nascente.
Evidentemente non in grado di assumere decisioni autonome e consapevoli, la donna, si legge nel testo, viene presa in carico fin dal primo colloquio e le sue motivazioni valutate a livello psicologico, sociale, educativo ed anche economico: con il formale rinvio ad una più corretta applicazione della legge 194 in realtà si maschera l’obiettivo di rendere più lungo, difficile e penoso l’iter di accesso all’ ivg, riferendosi alla “promozione della vita” come unico possibile valore etico e solidale.
Per legge si sancisce che non è “etico” abortire e la donna che lo decide va obbligatoriamente accompagnata ad un percorso assistenziale che mira a farle cambiare idea, con ogni mezzo.
Consultori e presidi sanitari dovranno necessariamente stipulare convenzioni con le associazioni che si occupano di sostenere la natalità e operare fianco a fianco con i volontari indicati, il cui intervento e formazione saranno finanziati dalla Regione Piemonte.
Riteniamo inaccettabile la presenza nei consultori di chi, da anni, aggredisce e colpevolizza le donne che esercitano un diritto fondamentale e irrinunciabile: l’autodeterminazione sui propri corpi in tema di maternità. La delibera è attualmente sospesa ma i tempi per la sua approvazione ed entrata in vigore definitiva sono strettissimi.
Vi aspettiamo numerose!
QUELLO CHE ABBIAMO È QUELLO CHE CI SIAMO PRESE!
INDIETRO NON SI TORNA!
L’immagine è dell’artista Miss Tic.
Affinità 3: analisi sui consultori da Palermo
dal collettivo Malefimmine
Era il 29 luglio 1975 quando con la legge n° 405 venivano istituiti i consultori. Le finalità di tali strutture (articolo 1 della suddetta legge) dovevano essere “a)l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile; b) la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti; c) la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento; d) la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso.”
Succede oggi però che da tutte le parti “scese in campo” per governare questo strano Stato Italiano popolato da cittadin* ormai senza diritti, ci sia stato un continuo attacco alla libertà di scelta delle donne e delle coppie eterosessuali, omosessuali, lesbiche, transessuali, queer.
A partire dai referendum sulla “procreazione assistita” abbiamo assistito a ripetuti attacchi alle libertà di scelta delle donne passati innanzitutto attraverso il tentativo di svilimento delle leggi ( es. legge 194 1978 o 405 1975) che avevano garantito, sebbene in termini relativi, l’affermazione di un principio fondamentale: la tutela della salute della donna INNANZITUTTO, attraverso “la somministrazione di mezzi necessari per conseguire le finalità LIBERAMENTE scelte dalla coppia o dal singolo in ordine alla procreazione responsabile NEL RISPETTO DELLE CONVINZIONI ETICHE E DELL’INTEGRITA’ FISICA DEGLI UTENTI”. In altri termini si riconosceva finalmente, dopo anni di dure battaglie e lotte, alle donne il potere di scegliere autonomamente sulla propria vita e sulla maternità e spettava loro il diritto di poter accedere alle “informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso”.
Oggi, nella regione Lazio la ”riforma Tarzia” cerca di colpire in modo diretto i consultori stravolgendone le finalità: non più tutela della donna ed informazione per i problemi sulla sessualità e sulla maternità, ma “sostegno ai servizi alla coppia e alla famiglia solo rispetto al suo COMPITO GENERATIVO, contribuendo alla preparazione della coppia al matrimonio responsabile, al rispetto della vita fin dal concepimento”!
Medesimi obiettivi ha Cota, Presidente regione Piemonte, il quale propone di “formare il personale qualificato delle associazioni pro-vita che opereranno nelle strutture ospedaliere”.
E nelle altre regioni la situazione non è migliore: l’assenza di fondi erogati da Stato, Regioni e Comuni mette spesso nell’impossibilità di agire tali strutture sanitarie fondamentali. Il tentativo di chiusura di tali avamposti è fin’ora fallito spesso grazie alla resistenza del personale sanitario e sociosanitario che opera nei consultori.
La lotta per l’autodeterminazione delle donne è una lotta che si basa innanzitutto sulla libertà a vivere una sessualità libera a consapevole! Conoscere il proprio corpo, i propri bisogni e desideri è la prima strada verso l’affermazione di noi stesse. E ciò è reso molto difficile in questo momento storico. L’assenza sempre maggiore di strutture pubbliche sui territori è accompagnato da una riproposizione pesante e permanente di stereotipi di donna e di famiglia categoricamente eterosessuale e patriarcale che negli anni abbiamo sempre cercato di distruggere.
Lo stereotipo della donna madre-moglie -angelo del focolare –fattrice, lo stereotipo della donna oggetto sessuale, vengono con vigore riproposti su tutti gli schermi dai politici e dalle politiche pubbliche e non sono che due facce della stessa medaglia. In ogni caso i ruoli che vengono oggi attribuiti alle donne passano attraverso ciò che la donna rappresenta nell’immaginario machista, riproposto da una cultura maschilista e da istituzioni maschili.
Questa rivisitazione di ruoli e culture, che sapevamo non superate ma speravamo almeno molto indebolite, si affermano per l’appunto attraverso l’annientamento delle strutture pubbliche che hanno il compito di sostenere la donna come soggetto politico e sociale indipendente e autonomo, come consultori e asili nido, ma anche attraverso la divisione tra “sante e puttane” che non ci piace e che ci viene tutti i giorni riproposta!
Le ordinanze sul decoro urbano emanate da comuni e sindaci –sceriffi negli ultimi anni in molte città o il ddl Carfagna del 2008, sono un aspetto preoccupante in questo senso(su 12 grandi città in Italia, 11 hanno adottato tali provvedimenti. Il maggior numero di tali ordinanze ha interessato La Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna).Il controllo diretto a sanzionare qualsiasi atteggiamento o abbigliamento considerato “trasgressivo” passa attraverso la valutazione e la sanzione non di azioni o comportamenti non giusti, ma di ciò che una persona è e di ciò che una persona rappresenta. E ‘ un controllo diretto ad uniformare sulla “morale” confessionale e patriarcale la società tutta guardando alle differenze e alle eterogeneità come dei limiti alla “pace sociale”. Non è un caso che tali ordinanze somiglino a leggi adottate nei peggiori regimi nazisti e fascisti che hanno caratterizzato il Novecento.
Ad esempio, per fortuna ancora in attesa di delibera, è un regolamento di polizia urbana, la norma “anti abbigliamento succinto” proposta dal sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli): prevede che alla polizia municipale sia demandato il ruolo di “misurare” la lunghezza delle gonne delle donne. Tali ordinanze misurano sui centimetri delle nostre gonne quali comportamenti siano accettabili o meno! Da questa valutazione alla legittimazione della violenza di genere il passaggio è pericolosamente molto breve! Non dimentichiamo che solo dal 1996 nel nostro paese la violenza sessuale è valutata violenza contro la persona e non contro la morale. E rispetto a questo il decreto antistupro, ad esempio, rappresenta un passo indietro. La strumentalizzazione della violenza maschile sulle donne ha avuto un doppio obiettivo repressivo:
a) Creare l’immagine dell’immigrato pericoloso stupratore contro cui fare battaglia legislativa (e non solo se si pensa alle ronde);
b) Creare un’immagine raccapricciante delle donne, dipinte come esseri indifesi da tutelare, con nessuna capacità di reazione e di analisi politica. Da questo viene il decreto antistupro (Decreto Legge 23 febbraio 2009 n.11) il cui fine dichiarato dal governo è “assicurare una maggiore tutela della sicurezza della collettività a fronte dell’allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale attraverso un sistema di norme finalizzate al contrasto dei delitti di violenza sessuale e ad una più concreta tutela delle vittime dei suddetti reati, all’introduzione di una disciplina organica in materia di atti persecutori, ad una più efficace disciplina dell’espulsione e del respingimento degli immigrati irregolari, ad un più articolato controllo del territorio”( per un’analisi del decreto ) . Quindi di nuovo la violenza diventa un problema esclusivamente di tutela della sicurezza pubblica e non viene analizzata rispetto alle cause scatenanti. Inoltre nel decreto si parlava di esclusiva violenza sessuale, ma non si proponeva di affrontare il problema della violenza più diffusa ( colpisce il 70% donne) che è quella domestica.
Rispetto a quanto detto dunque non riusciamo a cogliere alcuna differenza tra chi commette una qualsiasi forma di violenza sulle donne e chi ci vuole privare di tutti quegli avamposti pubblici che ci hanno accompagnato nel nostro lungo percorso di autodeterminazione.
La violenza maschile sulle donne è frutto della stessa cultura che trasforma i consultori in avamposti sanitari che hanno come scopo la cura del concepito e della donna solo in quanto madre. La violenza maschile sulle donne è la riduzione della donna da soggetto a oggetto rispondente solo ad aspettative e voleri imposti da altri.
Viviamo in uno Stato che ogni giorno promuove politiche “femminicide” [i] senza valutare i costi che tali politiche hanno per noi.
Gli atti di vandalismo al consultorio Danisinni rispondono alla stessa logica!
Esprimendo la nostra solidarietà alle/agli operatrici/operatori dei Danisinni, ribadiamo il nostro impegno contro le politiche sessiste di questo Stato e la nostra lotta per l’autodeterminazione delle donne.
[i] Per femminicidio si intende qualsiasi violenza sulle donne in quanto donne, e per questo essa non dipende né dal passaporto, né dalla religione, né dalla situazione economica, ma è una violenza esercitata sulle donne dagli uomini, dalla cultura dominante (che è maschile), dalla società,da istituzioni e legislazioni che sono frutto della cultura patriarcale! Trattasi della costante situazione di discriminazione a cui le donne sono sottoposte dalle famiglie ai luoghi di lavoro, dalle concrete azioni quotidiane alle limitazioni poste alla nostra libertà di scelta.
Per info: malefimmine@gmail.com
comunicato stampa
FURTO E ABBANDONO AL CONSULTORIO DANISINNI
Gravissimo il furto avvenuto questa stamattina(25 ottobre) nei locali del consultorio di Danisinni situato all’interno dell’edifico di proprietà comunale ove è situato anche l’asilo nido Galante, chiuso dal 2007 per una ristrutturazione ancora di là da venire.”Intendo denunciare con forza lo stato di abbandono di questi cittadini ‘sfortunati’ che vengono privati di un sevizio essenziale importantissimo – spiega Antonella Monastra, gruppo Un’altra Storia – ma che sono sopratutto oggetto di un vergognoso disinteresse dell’Amministrazione comunale. Le donne del quartiere non hanno già più una risorsa fondamentale come l’asilo nido e viene coinvolto oggi un servizio sanitario dell’Asp , il consultorio, che svolge una intensa ed efficace attività di prevenzione e di supporto sia in ambito sociale che in ambito sanitario.Sarebbe gravissimo se l’Asp,infatti, ritenendo il consultorio a rischio di ulteriori aggressioni volesse chiudere questa struttura, presidio istituzionale importantissimo in un’area così degradata.Chiedo conto al Sindaco della tutela dei minori che a causa del fermo dei progetti finanziati con la legge 285 del 97 vengono lasciati a se stessi e in balìa di ogni possibile forma di devianza.” 25 ottobre 201
Affinità 2: chi è e cosa fa il Movimento per la vita
In Piemonte, da infoaut
Assalto a una donna per aver usato la Ru486 (qui).
E, a proposito del Movimento per la Vita, comunicato del laboratorio Sguardi Sui Generis
Dall’attacco del governatore contro la ru486 alle violenze del Movimento per la vita.
E’ giunta l’ ora di far saltare i patti!
La testimonianza che oggi appare sulle colonne del quotidiano” La Repubblica” è di quelle che fanno star male e sembrano farci tornare a epoche buie fatte di caccia alle streghe e roghi, dove queste erano –e sono- soprattutto donne che non accettano di farsi normare e gerarchizzare da nuovi controllori e vecchie inquisizioni…
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