La sentenza del TAR spalanca le porte al Movimento Per la Vita: noi non ci stiamo!

E’ di qualche giorno fa la sconcertante notizia della bocciatura del ricorso al Tar presentato contro la Delibera della Giunta regionale che prevede l’ingresso dei volontari del movimento per la vita all’interno dei consultori; ma ancor più assurde sono le vergognose motivazioni con le quali esso è stato respinto. Così recita infatti un estratto della sentenza del tribunale regionale piemontese: ”Le donne non hanno interesse a ricorrere perchè né gravide né già madri”.
Con queste poche parole viene negata qualsiasi forma di autodeterminazione e possibilità di giudizio; come se per essere sicure di voler praticare un’interruzione di gravidanza sia necessario aver avuto almeno un’esperienza di maternità e quindi ”essere consapevoli” della propria scelta.
Non riusciamo a spendere più di qualche riga per commentare queste labili motivazioni che inquadrano la figura della donna sotto un aspetto esclusivamente riproduttivo e la ritraggono come un soggetto privo di autonomia.
Qualcosa di più si potrebbe invece aggiungere su ciò che questa sentenza sta putroppo mettendo in luce; un disegno molto più ampio che comprende diverse regioni italiane, dalla Lombardia al Lazio, e che sfocia in un progetto unitario pronto a riversare nelle nostre città svariati movimenti e volontari pro-vita.
Un’altra incredibile invenzione accompagna poi la Delibera; lo stanziamento di un fondo mensile di 250 euro per le donne che rinunciano all’interruzione di gravidanza, fondo che le madri potranno ”spendere secondo le necessità concordate con il consultorio”. Un fondo che, in tempo di crisi e con tagli alle politiche sociali e ai servizi pubblici causati dalla mancanza di denaro, risuona bizzarro alle orecchie dei più.
Se il governatore leghista Roberto Cota insieme alla vice-capogruppo del Pdl Augusta Montaruli non possono che commentare positivamente il fatto che il loro cammino in difesa della vita possa proseguire, noi sottolineiamo ancora una volta come il loro operato all’oggi sia la più estrema delle violenze sul corpo delle donne e che non sarà la bocciatura del ricorso a farci fermare; scenderemo in piazza per ribadirlo l’8 marzo, così come ogni giorno, senza smettere mai di lottare.

[Piemonte] Delibera Ferrero bocciata!

dal blog di Medea

Attendevamo dall’8 giugno scorso, data dell’udienza del TAR Piemonte in merito al ricorso presentato contro la Delibera Ferrero dalla Casa delle Donne di Torino e dall’associazione Activa Donna, udienza accompagnata da un presidio organizzato da tutti i gruppi, i collettivi e le donne che si erano mobilitate, a partire dall’autunno 2010 contro quest’ennesimo attacco al diritto all’autodeterminazione di sé, del proprio corpo e delle proprie scelte…attendevamo scandendo i giorni, al massimo quarantacinque, entro i quali il Tar si sarebbe dovuto pronunciare, contandoli e temendo che, come spesso accade, la sentenza arrivasse nel mese di agosto, sicuramente periodo non facile per organizzarsi, trovarsi, immaginare ulteriori mobilitazioni. Attendevamo e finalmente, venerdì 15 luglio, nel pomeriggio, è arrivata la notizia: il ricorso è stato accolto e la sentenza ha annullato il Protocollo della Giunta della Regione Piemonte proprio nella parte in cui prevede che a stipulare apposite convenzioni con le ASL per ottenere il via libera all’ingresso nei consultori pubblici, nell’ambito del percorso sanitario di interruzione volontaria di gravidanza, fossero unicamente le associazioni che nello statuto costitutivo recassero il requisito della difesa della vita sin dal concepimento.

Non abbiamo ancora avuto la possibilità di leggere la sentenza per intero e le sue motivazioni, ma riteniamo di poter fare alcune considerazioni, nella certezza che questo pronunciamento costituisca un segnale importante ma non il punto finale di un impegno a tutto tondo che dovrà continuare, sia per quanto riguarda consultori e salute della donna sia per tutto quanto attiene la sfera della sanità pubblica in Piemonte.

Un primo elemento ha a che fare con la Delibera stessa, con la sua eventuale riscrittura e ripresentazione, come peraltro già affermato a caldo dopo la sentenza del Tar dall’assessore leghista Elena Maccanti, per la quale l’impegno della Giunta Cota non può che continuare nel segno della difesa della vita, sottintendendo ancora una volta che, evidentemente, le donne stanno dalla parte della morte… si paga ciecamente, ostinatamente dazio ai propri alleati elettorali, per lo meno quelli non penalmente perseguibili.

Un altro dato oggetto di riflessione, parziale, dal momento che attendiamo di leggere le motivazioni, sta nella sentenza stessa, che ha ritenuto lesiva della legge 194 l’introduzione dei volontari del movimento per la vita nei consultori pubblici piemontesi, e questo ci pare interessante perché di senso fortemente ed essenzialmente politico, oltreché pericoloso scenario denunciato ripetutamente dalle donne in tutti questi mesi di mobilitazione: si sta/va consentendo l’ingresso nei luoghi della salute delle donne a soggetti che fanno della propaganda contro l’aborto, la contraccezione d’emergenza, la sessualità consapevole i punti cardine della propria attività.

Infine, una considerazione: in materia di servizi, sanità e salute dei cittadini e delle cittadine la Giunta Cota ha operato, come da copione, sul doppio binario ben noto: da una parte, alla luce del sole, svendita del Welfare pubblico, tagli di personale, smantellamento di strutture e presidi, il tutto sbandierato, come sempre, per razionalizzazione degli sprechi e miglioramento delle prestazioni, dall’altra, semplicemente, i propri interessi economici e politici… Caterina Ferrero, ricordiamolo, ex assessore alla sanità e firmataria della Delibera, è agli arresti domiciliari dal 15 giugno scorso.

Roberto Cota, eletto con i voti dei parenti e degli amici di Michele Giovine, condannato per le false firme della lista Pensionati per Cota… Caterina Ferrero, in manette per aver pilotato le gare d’appalto a favore di chi le aveva garantito il consenso…che cosa pretendete di imporre alle donne?

Quali sono i valori etici e di solidarietà sociale in nome dei quali, secondo quanto pubblicato sul sito ufficiale della Regione Piemonte, vi siete ispirati per azioni e interventi all’interno dei consultori?

Non è il Tar che vi dà, e darà, la risposta, ma le donne.

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Qui di seguito il comunicato della Casa delle donne di Torino:

In data 15 luglio, il TAR Piemonte ha pronunciato  sentenza di accoglimento del ricorso promosso dalla Casa delle Donne di Torino, con le avvocate Mirella Caffaratti e Arianna Enrichens contro la Delibera della Giunta Regionale piemontese, che introduce i volontari del Movimento per la Vita nei Consultori, nell’ambito del percorso sanitario dell’IVG.

La sentenza, con ampia motivazione, ha annullato il Protocollo della Giunta Regionale piemontese, nella parte in cui   prevede la possibilità di ammettere alle convenzioni con le ASL  unicamente le associazioni che possiedano nel proprio statuto il requisito della “difesa della vita fin dal concepimento”.
Si trattava, all’evidenza, di un requisito illegittimo, discriminatorio e per nulla coerente con il percorso sanitario dell’interruzione volontaria di gravidanza. La Casa delle Donne, tutte le associazioni di donne di Torino e le donne Cgil che hanno sostenuto il ricorso,  esprimono viva soddisfazione per la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale e confidano che la Regione Piemonte si conformi al dettato della sentenza del Tar.
Casa delle Donne di Torino

 

La pillola dei cinque giorni dopo: un’utopia, in Italia?

Pubblichiamo questo articolo che potete trovare sul blog del gruppo di donne Me-Dea di Torino.

Dopo che il Consiglio Superiore di Sanità ha espresso parere favorevole in merito all’introduzione in Italia di EllaOne, la cosidetta pillola dei cinque giorni dopo, Eugenia Roccella, sottosegretaria alla Salute, ha già posto il primo “paletto” al suo utilizzo..

Questa storia ci suona familiare… buona lettura.

Leggi tutto “La pillola dei cinque giorni dopo: un’utopia, in Italia?”

Acchiappa la Tarzia

dal blog delle Ribellule

Dopo 11 mesi di mobilitazioni e contestazioni contro la Proposta Regionale di Legge Tarzia che: -vuole privatizzare i consultori -inserire all’interno di essi il Movimento per la Vita e associazioni pro-life -sviluppare un percorso labirintico e senza privacy per le donne che decidono di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza -che mette al centro dell’attenzione la famiglia e non più la donna e la sua salute Vogliamo mandare un messaggio a tutte le città, comuni, provincie e regioni del territorio! La Tarzia ha intenzione di esportare questo modello nelle altre regioni, dato che ha dei problemi a muoversi in questa città dove c’è un moviemento che contesta ed è attento a tutte le sue iniziative! Per questo chiediamo a tutte le donne, precarie, mamme, studentesse di tenersi pronte agli avvistamenti… Acchiappate la Olimpia Tarzia con ogni mezzo necessario!

[Torino]Donne contro il Movimento per la Vita

da Repubblica Torino:

Donne contro il Movimento per la vita
La contestazione apre il Salone
Spintoni e schiaffi al padiglione tre dove era in corso un dibattito promosso dal movimento per la vita. La polizia ha allontanato un gruppo di ragazze del collettivo universitario autonomo
di OTTAVIA GIUSTETTI

Donne contro il Movimento per la vita La contestazione apre il Salone

La contestazione cotro il Movimento per la vita apre il Salone de Libro al Lingotto. Rimandato al pomeriggio l’appuntamento con il ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan, un gruppo di donne ha raggiunto lo spazio autori del padiglione 3 e ha srotolato uno striscione di contestazione contro il Movimento per la Vita che proprio lì ha il suo spazio espositivo e che stavano parlando sul palco. Gli attivisti hanno immediatamente tentato di mandarle via a spintoni e schiaffi ma le ragazze hannno continuato a gridare i loro slogan. “Giù le mani dai consultori – è scritto nel volantino – la giunta regionale ha approvato il protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione di gravidanza”. La Regione Piemonte, con il neo presidente Roberto Cota, ha di fattoto portato gli attivisti del Movimento per a vita dentro agli ospedali. I volontari saranno i primi interlocutori delle donne che si recheranno in ospedale con la volontà di abortire e il protocollo è stato fortemente discusso in una regione come il Piemonte che per prima in Italia ha autorizzato la sperimentazione della RU486, la pillola abortiva.

Gli uomini della digos, intervenuti dopo pochi minuti al Salone hanno tentato di convincere il gruppo di donne del Collettivo autonomo universitario e alla fine hanno chiamato degli agenti che hanno “accompagnato”” le ragazze fuori dal padiglione.